L’emergenza Covid-19, che ha ormai dominato la prima parte del 2020, ci ha portato a conoscere e a distinguere tra loro i diversi strumenti che abbiamo a disposizione per proteggerci e limitare il contagio.
In particolare, distinguiamo le mascherine sanitarie, o chirurgiche, ossia gli strumenti più semplici e comuni, dai modelli FFP1, FFP2 e FFP3, i dispositivi di protezione individuali utilizzati soprattutto da medici e operatori sanitari.
Le mascherine sanitarie non proteggono la persona che le indossa ma gli altri. I dispositivi di protezione individuale, invece, consentono di proteggere se stessi dal contatto con il temibile virus.
In questo articolo proviamo a chiarire cosa ha previsto finora il governo italiano riguardo l’impiego quotidiano delle mascherine sanitarie da parte della popolazione.
L’utilizzo delle mascherine sanitarie
Cosa sono e come sono fatte le mascherine sanitarie? E perché si distinguono dagli altri dispositivi di protezione individuale? E, soprattutto, cosa stabilisce il governo italiano a proposito dell’utilizzo diffuso di queste mascherine da parte della popolazione durante la cosiddetta fase 2 della pandemia?
Queste e altre domande trovano risposta nei paragrafi seguenti.
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Cosa sono le mascherine sanitarie
Innanzitutto, facciamo un breve riepilogo.
Le mascherine sanitarie o chirurgiche sono dispositivi piuttosto semplici che si fissano al viso tramite due elastici laterali oppure tramite quattro lacci.
Si compongono di alcuni strati di tessuto non tessuto in poliestere o polipropilene. Materiali che conferiscono alla parte esterna della mascherina caratteristiche di resistenza e impermeabilità agli schizzi d’acqua. Lo strato intermedio è in microfibra ed è quello più filtrante, mentre lo strato interno, che deve andare a contatto con la pelle del viso, è il più delicato.
Come già accennato, queste mascherine non proteggono tanto chi le indossa quanto chi gli sta vicino. Non a caso, la capacità filtrante di questi dispositivi è quasi totale (95%) nei confronti di virus, batteri e particelle diretti verso l’esterno, e ciò impedisce a chi le indossa di contagiare altre persone.
Tuttavia, la capacità filtrante si rivela molto bassa dall’esterno verso l’interno (anche perché parliamo di mascherine che non aderiscono mai perfettamente al viso).
La mascherine sanitarie sono usa e getta. Solitamente, devono essere tenute addosso per non più di tre/quattro ore.
Essendo monouso, non possono essere riciclate per utilizzi successivi al primo, né essere lavate o disinfettate. Questo anche perché i materiali che le compongono ne risentirebbero e il dispositivo perderebbe la sua efficacia protettiva.
Mascherine sanitarie in Italia: cosa dice il governo
Una volta entrati nella tanto attesa fase 2, agli inizi di maggio, le mascherine sanitarie diventeranno obbligatorie.
Andranno quindi indossate tutte le volte che si uscirà da casa sia per motivi di lavoro e sia per motivi personali (ad esempio per andare a fare la spesa). In generale, andranno indossate in tutte quelle situazioni che prevedono la presenza di più persone nello stesso ambiente.
Le stesse mascherine, nelle settimane passate, sono state al centro di polemiche e interrogativi per la loro scarsa reperibilità e alquanto limitata disponibilità presso farmacie e altri punti vendita. Non solo: a essere contestato è stato anche il prezzo degli ormai ricercatissimi dispositivi medici che, in alcuni casi, è arrivato a superare i 2 euro a pezzo.
Per questo motivo, il governo italiano, prima ancora di entrare nella fase 2, ha stabilito con una norma apposita l’introduzione di un prezzo politico e universale di 90 centesimi per ogni singola mascherina sanitaria.
L’obiettivo del provvedimento è duplice: da un lato, contrastare le speculazioni avvenute in passato da parte di aziende produttrici e rivenditori; dall’altro lato, sostenere i consumatori in un momento già abbastanza delicato per la nostra economia.
Oltretutto, nel momento in cui l’isolamento sarà gradualmente ridotto, e le persone avranno ricominciato a uscire tutti i giorni, crescerà anche la necessità di acquistare sempre più mascherine rispetto ai primi mesi dell’emergenza sanitaria. Anche perché, come abbiamo già detto, le mascherine chirurgiche sono monouso e non possono essere riutilizzate giorno dopo giorno.
In passato, diverse regioni (come, ad esempio, l’Emilia-Romagna, la Lombardia, la Liguria, il Veneto e la Toscana) hanno distribuito gratuitamente e a più riprese un numero considerevole di mascherine alla popolazione. Ma questo non basta, e con il tempo il fabbisogno di dispositivi continuerà chiaramente ad aumentare.
A questo proposito, per venire incontro alla necessità di maggiori rifornimenti, diverse aziende italiane vorrebbero a breve attivare la produzione di mascherine lavabili e quindi riciclabili in tutta sicurezza (questo solo se l’Istituto Superiore di Sanità fornirà indicazioni in merito).
Tutto quello detto fin qui vale soltanto per le mascherine sanitarie o chirurgiche. Per i modelli FFP1, FFP2 e FFP3, ossia i dispositivi di protezione individuali utilizzati da medici e infermieri in ospedale, non è previsto al momento alcun prezzo politico. Per questi strumenti rimarrà valido però il provvedimento per cui un pezzo sfuso non può costare più del prezzo del singolo pezzo all’interno di una confezione.
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