I dispositivi di protezione individuale che abbiamo imparato a conoscere durante l’emergenza sanitaria del Covid-19 non servono solo a proteggersi dai virus. Anzi, prima che esplodesse la pandemia, erano già ampiamente utilizzati in diversi settori come l’edilizia.
Questo perché, in determinati ambienti di lavoro, la presenza massiccia di polveri sottili e altri agenti inquinanti nell’aria rappresenta un rischio notevole per la salute degli impiegati. In questi casi, e specialmente nel settore edile, le maschere filtranti, come le mascherine FFP2, rappresentano una valida soluzione per proteggere le vie aeree di chi è esposto per tempi molto lunghi a questo tipo di sostanze.
Tra le principali caratteristiche delle mascherine FFP2 (e in generale dei dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie) vi è quella che, per essere efficaci, devono rispettare i requisiti previsti dalla norma UNI EN 149:2009.
Scopriamo quali sono le altre caratteristiche fondamentali e perché l’impiego di queste maschere è così importante in settori come quello edile.
Caratteristiche delle mascherine FFP2 per il settore edile
Un’esposizione prolungata a particolati, aerosol e altri agenti inquinanti può causare diverse patologie dell’apparato respiratorio anche molto gravi. Ecco perché in vari ambiti industriali e produttivi è richiesto ai lavoratori di indossare dei dispositivi di protezione individuale.
A seconda della loro capacità filtrante, la norma tecnica EN 149 suddivide i DPI in tre classi: FFP1, FFP2 e mascherine FFP3. Queste mascherine respiratorie servono a coprire naso e bocca proteggendo le vie aeree dall’ingresso di particelle di dimensioni anche molto piccole (fino ai 0,6 micron).
Tali dispositivi diventano obbligatori nei luoghi di lavoro in cui viene superato il valore limite dell’esposizione occupazionale, ossia la concentrazione massima ammessa di sostanze nocive nell’aria.
Vediamo adesso come sono fatte le mascherine FFP2 impiegate nell’edilizia e quali sono le principali caratteristiche.
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Caratteristiche delle mascherine FFP2
Le mascherine respiratorie FFP2 sono dispositivi composti da diversi strati di polipropilene o policarbonato che vengono uniti per conferire maggiore resistenza alla mascherina stessa. Si assicurano al viso mediante un elastico piuttosto spesso che viene saldato solidamente per evitare che si rompa.
Questi prodotti sono in grado di filtrare fino al 95% delle particelle nocive e degli agenti inquinanti presenti nell’aria di dimensioni fino ai 0,6 micron.
Vanno indossate in tutti quei luoghi di lavoro in cui la concentrazione di queste sostanze nell’aria diventa 10 volte superiore ai valori consentiti.
Per questo motivo, le mascherine FFP2 trovano largo impiego in settori come quello edile, ma anche nel minerario, nel tessile, nel farmaceutico, nell’industria del legno e nel siderurgico. Si tratta di ambiti in cui l’esposizione ai diversi materiali nocivi che vengono lavorati può, a lungo andare, causare malattie gravi come il tumore ai polmoni e la tubercolosi polmonare attiva.
Non a caso, il D.Lgs n. 475/1992 colloca le maschere filtranti (e dunque anche quelle di tipo FFP2) tra i DPI di terza categoria, ossia quelli in grado di proteggere da rischi molto gravi come quelli da danni permanenti, lesioni e, addirittura, morte. A tal proposito, si legge nel decreto che questi dispositivi di protezione respiratoria devono quindi poter filtrare aerosol solidi, liquidi, gas irritanti, pericolosi, tossici o radiotossici.
Infine, ricordiamo che, per disposizione delle autorità sanitarie e proprio in virtù della loro potenza filtrante, le mascherine FFP2 devono essere indossate anche dal personale medico che lavora a contatto con pazienti positivi e infetti dal Coronavirus in situazioni a rischio di contagio di livello medio.
L’importanza della valvola di espirazione nel settore edile
Tra le principali caratteristiche delle mascherine FFP2 impiegate nel settore edile vi è la presenza della valvola di espirazione.
Solitamente realizzata in polipropilene, la valvola è molto importante per migliorare il comfort e la respirazione di chi indossa la maschera.
Consentendo la fuoriuscita del fiato evita, infatti, la formazione di condensa all’interno del dispositivo. Il comfort è dato anche dal fatto che la valvola, se direzionata in modo opportuno, è in grado di evitare il fastidiosissimo appannamento degli occhiali del lavoratore.
In generale, il principale vantaggio legato alla presenza della valvola nelle mascherine FFP2 è quello di facilitare nettamente la respirazione abbattendo la sensazione di resistenza o respirazione difficoltosa.
Quanto durano le mascherine FFP2?
Tra le principali caratteristiche delle mascherine FFP2 vi è il fatto che, come nella maggior parte dei casi, si tratta di dispositivi di protezione individuale monouso. Ciò significa che le mascherine vanno gettate dopo il primo utilizzo.
La durata dell’efficacia è garantita per alcune ore e solitamente arriva a coprire un turno di lavoro di otto ore. In tutti i casi, si raccomanda, però, di gettare la mascherina quando:
- Si avverte una forte resistenza respiratoria, ciò vuol dire che il filtro è saturo e non è più in grado di garantire protezione dalle particelle nocive.
- È stata a contatto con ambienti polverosi o superfici potenzialmente contaminate
- È stata maneggiata con le mani sporche e non disinfettate
- Risulta danneggiata
Tuttavia, in commercio esistono anche alcune mascherine FFP2 riutilizzabili: sono quelle che riportano, sulla confezione, la sigla R.
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