La mascherina rosa è una normalissima mascherina chirurgica. Si tratta quindi di quel dispositivo medico che abbiamo imparato a conoscere meglio in questi mesi di pandemia da Covid-19 e che, a partire dalla fase 2, è obbligatorio indossare in tutte quelle situazioni in cui non è possibile mantenere il distanziamento sociale.
In realtà, le mascherine chirurgiche sono diffuse da ben prima che esplodesse l’emergenza del Coronavirus: sono infatti utilizzate da sempre da medici, infermieri e dentisti nello svolgimento delle loro normali attività professionali.
I modelli che identifichiamo come quelli più familiari, proprio perché li abbiamo sempre visti sul volto del medico, sono di colore blu o verde. Tuttavia, in alcune occasioni, o in certi luoghi, capita che qualcuno indossi una mascherina rosa. Come mai questa differenza di colore? E cosa cambia rispetto alle mascherine classiche?
Cos’è la mascherina rosa
Come ormai abbiamo avuto modo di imparare, le mascherine chirurgiche vengono indossate per proteggere da contaminazione e rischio di infezione l’ambiente circostante o i pazienti che vengono visitati da medici e dentisti. Queste mascherine, infatti, servono a bloccare il passaggio di goccioline di saliva e altri fluidi che potrebbero contenere virus e batteri. Tuttavia, non proteggono chi le indossa dall’eventualità di un contagio.
La capacità che questi dispositivi hanno di trattenere i liquidi viene certificata dalla norma tecnica EN 14683, alla quale devono risultare conformi. La norma stabilisce i livelli di efficacia di filtrazione batterica e di resistenza e, sulla base di questi valori, le mascherine chirurgiche vengono distinte in quattro classi (I, II, IR e IIR).
Le mascherine chirurgiche sono per la maggior parte monouso, ossia non possono essere lavate e disinfettate e vanno buttate dopo il primo utilizzo e mai riciclate. Quelle riutilizzabili sono riconoscibili perché riportano sulla confezione la sigla R. Le mascherine monouso, invece, riportano la sigla NR.
La durata dell’efficacia delle mascherine monouso è garantita per non più di tre ore, in seguito alle quali il dispositivo va sostituito.
Infine, per indossare, usare e rimuovere correttamente una mascherina rosa chirurgica occorre seguire determinate norme di comportamento. Fondamentale, ad esempio, è l’igiene delle mani, così come raccomandato dalle autorità in campo sanitario.
Vediamo adesso se esistono differenze sostanziali tra la mascherina rosa e quella più comune di colore blu/verde e se alcuni dispositivi rosa sono meno affidabili degli altri.
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Mascherina rosa e mascherina blu: esistono delle differenze?
Chiariamo subito che non esiste alcuna differenza tra la mascherina rosa e la mascherina blu. Si tratta, infatti, dello stesso tipo di dispositivo medico, ossia di una mascherina chirurgica. A cambiare, quindi, è solo il colore.
Semmai, è possibile fare una considerazione a proposito dei luoghi in cui è più facile che le mascherine rosa vengano utilizzate. Non è raro, infatti, vedere il personale medico e sanitario dei reparti ospedalieri di ostetricia e ginecologia indossare una mascherina rosa invece di una blu, così come il personale di centri medici, estetici e dei centri benessere che si rivolgono principalmente a un target femminile.
In uno studio dentistico, così come in sala operatoria e, in generale, nella gestione delle situazioni di emergenza, sono più frequenti le mascherine di colore blu o verde.
In sintesi, possiamo dire che quelle rosa siano un po’ meno diffuse delle altre.
Altri modelli di mascherina rosa
In alcuni paesi orientali, quella delle mascherine è una vera e propria moda. In Giappone, ad esempio, le mascherine si usano già da parecchio tempo prima della diffusione del Coronavirus. Che si indossino per protezione, timidezza o bellezza, le mascherine, ormai, nel Paese del Sol Levante rappresentano un vero e proprio fatto culturale.
Anche per questo motivo, sono tante le aziende che producono innumerevoli varianti della classica mascherina chirurgica, proponendone letteralmente di tutti i colori.
In Italia si sta facendo largo una tendenza simile: sono sempre di più le aziende che hanno riconvertito la loro produzione per dedicarsi alla realizzazione di mascherine in tessuto (o altri materiali) dalle fantasie più estrose e poter cogliere, così, nuove opportunità di business. Chi tiene al proprio stile valuta come un plus non indifferente la personalizzazione di questo tipo di prodotti e la conseguente opportunità di presentarsi in pubblico indossando sul volto una mascherina originale e diversa dalle altre.
Bisogna dire, però, che se da un lato queste realizzazioni possono risultare esteticamente più sfiziose rispetto alle classiche mascherine mediche, dall’altro lato bisogna considerare che, nella maggior parte dei casi, si tratta di semplici prodotti sartoriali e non di dispositivi medici. Ad esempio, una mascherina rosa in cotone lavabile un’infinità di volte non è fatta per garantire alcuna forma di protezione delle vie respiratorie da batteri e altri microrganismi.
Per l’acquisto di dispositivi medici e di protezione individuale bisogna sempre rivolgersi ad aziende specializzate e certificate, i cui prodotti sono reperibili in farmacia, in altri punti vendita autorizzati o nei portali online dedicati a questo settore.
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