“Non usarla. È stata prodotta da schiavi africani prigionieri in Cina”.
Questo l’incipit di un curioso e a tratti inquietante bigliettino rinvenuto all’interno del pacchetto di una mascherina FFP2.
Il fatto.
Un’azione ormai quotidiana, come quella di scartare la mascherina nuova, ha condotto alla scoperta di uno strano bigliettino scritto a mano, in inglese. Le parole, apparentemente buttate giù di fretta in un momento di distrazione degli aguzzini, recitano quanto segue:
“Non usate questa mascherina. È stata prodotta da schiavi africani nella prigione di Yingde, nella provincia del Guangdong, in Cina. Per favore, aiuto. Contattate un’organizzazione internazionale. Che Dio vi benedica.“.
Il biglietto contenente la richiesta d’aiuto è stato trovato all’interno della confezione di una mascherina FFP2, acquistata in una farmacia sita nel quartiere Eur, a Roma.
L’ignaro cliente ha provveduto immediatamente ad avvertire le autorità e la stampa della singolare notizia. Stando a quanto riportato, il biglietto deve essere necessariamente stato occultato in fase di confezionamento, date le condizioni del pacchetto al momento dell’acquisto: perfettamente sigillato.
Ciò che non è possibile invece dedurre sono le generalità dell’autore, che non ha provveduto, probabilmente volutamente, a lasciare elementi utili a risalire alla sua identità.
Simili precedenti.
Esaminando questa situazione, è impossibile non citare episodi simili già capitati in passato.
Era già successo infatti di sentir parlare di misteriosi messaggi rinvenuti su indumenti in diversi Stati del mondo.
“Ho fatto io questo capo d’abbigliamento che stai comprando, ma non sono stato pagato per farlo” recitava un bigliettino rinvenuto ad Istanbul, apposto all’etichetta di un indumento marchiato Zara.
E ancora: “SOS! SOS! SOS! Ci trattano come schiavi, salvateci” scritto in cinese su un pezzettino di cartone ritrovato all’interno della tasca di un paio di jeans esposti in un negozio Primark a Belfast.
Simile anche il caso del biglietto, altrettanto sconvolgente, trovato da una bimba inglese nel 2019. All’interno di un apparentemente normalissimo plico di biglietti d’auguri, era stato nascosto un bigliettino che recita quanto segue: “siamo prigionieri stranieri nella prigione di Qingpu in China. Obbligati a lavorare contro la nostra volontà. Per favore aiutateci e avvertite le organizzazioni per i diritti umani”.
Curioso riportare come la Tesco – famosa catena di supermercati britannici – abbia immediatamente receduto il contratto con l’azienda cinese che forniva i biglietti d’auguri incriminati.
Nel corso degli anni dunque le richieste d’aiuto dalla Cina non sono state casi isolati.
Rimane però da capire quanta affidabilità possano realmente avere.
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Possibili interpretazioni.
Il ritrovamento del misterioso biglietto all’interno del pacchetto della mascherina FFP2 apre la strada a diversi scenari.
L’ipotesi che va per la maggiore sembrerebbe quella che ritiene il tutto una grossa messinscena.
Ad avallare tale ipotesi, spunta un altro biglietto che presenta lo stesso testo, apparentemente scritto dalla stessa persona. Tale ritrovamento risalirebbe a circa una settimana prima degli avvenimenti di Roma.
A quanto pare, un utente di Reddit avrebbe infatti pubblicato la foto di questo bigliettino, sostenendo che fosse stato rinvenuto da un amico in un pacco di mascherine FFP2 a Roma.
Il post sarebbe stato rimosso poco dopo dai moderatori, che, come molte altre persone, hanno probabilmente ritenuto che fosse del tutto infondato, data l’impossibilità di verificarne la veridicità.
Un’ulteriore argomentazione a sostegno dell’ipotesi del falso, sarebbe l’esistenza di più versioni dello stesso biglietto. Il testo è il medesimo e, a occhio, anche la scrittura sembrerebbe essere la stessa, ma per il momento nulla è stato verificato.
L’unica certezza riguarda la prigione cinese citata nel biglietto. Esiste davvero ed è attiva dal 1952. Nonostante questo, non paiono esistere informazioni in merito a presunte fabbriche situate al suo interno.
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In conclusione.
Al momento non è stato ancora risolto il mistero circa la prigione-fabbrica di mascherine citata nell’inquietante biglietto ritrovato all’interno della confezione di una FFP2 acquistata in farmacia.
Il biglietto poi non rappresenta un caso isolato. Già in passato si erano verificate situazioni simili e può essere interessante confrontarle per provare a capirci qualcosa di più.
Gli elementi comuni sono le modalità di ritrovamento, il legame con la Cina e l’impossibilità di risalire agli autori.
A questo punto si aprono due scenari plausibili.
Il primo vede l’azione di qualche beffeggiatore annoiato che ha dato il via a questi fenomeni, trovando terreno fertile negli emulatori successivamente hanno replicato.
Il secondo invece considera questi biglietti come una disperata richiesta d’aiuto, per forza di cose, anonima.
L’unica certezza al momento riguarda gli avvenimenti. Per ulteriori dettagli sugli autori e le relative motivazioni invece, si attendono notizie ufficiali.