Tutto ciò che c’è da sapere.
Abbiamo tutti ormai molto chiaro quali siano a colpo d’occhio le mascherine chirurgiche.
Quello che forse non tutti sanno è che le mascherine chirurgiche non sono tutte uguali e per definirsi tali devono soddisfare diversi standard, in termini di efficacia e modalità di produzione.
In particolare le mascherine in questione possono essere classificate in quattro tipi (I, IR, II e IIR) in base all’efficacia certificata.
I rigidi test ai quali questi dispositivi devono essere sottoposti e che ovviamente devono essere superati, riguardano la capacità filtrante delle mascherine.
Nel caso di quelle chirurgiche, pensate per proteggere i pazienti da eventuali virus e batteri emessi nell’aria durante le operazioni chirurgiche, la capacità filtrante testata è quella del flusso d’aria che fuoriesce dalle vie aeree di chi la indossa.
Una volta superati questi test, i dispositivi risultano in conformità con la norma EN 14683, che appunto stabilisce se possano essere immessi in commercio e con quale grado di efficacia.
Le diverse tipologie.
Come anticipato, esistono varie tipologie di mascherine chirurgiche, più precisamente 4, che si differenziano in base al grado di efficacia e resistenza che le stesse hanno dimostrato in fase di esame.
Per quanto riguarda le mascherine di tipo I, il tasso di efficacia ammonta al 95%, mentre per quelle di tipo II al 98%.
Con l’aggiunta della R nella sigla, si certifica una maggiore resistenza agli schizzi di fluidi e liquidi.
Un’ulteriore differenza tra le mascherine di tipo II e quelle di tipo IIR consiste nel numero di strati di cui sono composte, rispettivamente 3 e 4.
In questi ultimi anni, durante la pandemia da COVID-19, abbiamo dovuto imparare a convivere quotidianamente con questi dispositivi, il cui utilizzo ha contenuto notevolmente la diffusione del virus.
Il principale punto di forza di questo tipo di mascherine risiede proprio nell’elevata capacità che hanno di prevenire il circolare del virus nell’aria.
Risultano particolarmente utili infatti se indossate da chi vuole evitare di contagiare le persone attorno a sé, mentre non sono altrettanto indicate qualora ci si volesse proteggere dall’inalazione di virus e batteri.
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Perché scegliere una mascherina chirurgica?
Vediamo insieme le situazioni in cui questo dispositivo esprime al meglio la propria efficienza.
Come abbiamo detto, la condizione ottimale per l’utilizzo di questo tipo di mascherina si verifica quando l’utilizzatore mira a proteggere chi gli sta intorno, e non il contrario.
Per questo motivo, è perfetta se indossata da medici, dentisti o infermieri durante gli interventi chirurgici, in quanto in grado di bloccare la fuoriuscita delle secrezioni delle vie aeree, che sono i principali vettori di virus e batteri.
Trattenendo queste particelle, la mascherina chirurgica preserva non solo il paziente in sé, ma anche l’ambiente a lui circostante.
Utilizzata dalla persona contagiosa invece, impedirebbe a quest’ultima di trasmettere l’infezione o la malattia alle persone nelle sue vicinanze.
Sono molto efficaci anche per proteggere l’utilizzatore dal contatto con liquidi e fluidi infetti, ancor di più se abbinate alle apposite visiere.
La normativa europea.
Essendo dispositivi medici, le mascherine chirurgiche devono necessariamente rispettare determinati standard di qualità e sicurezza, conformemente alle norme in vigore del paese in cui le si utilizza.
Stando alla normativa europea, le linee guida in materia di dispositivi medici operano una distinzione tra le mascherine chirurgiche e i dispositivi di protezione individuale, che si differenziano dalle prime in quanto, come dice la definizione stessa, hanno come caratteristica inalienabile la protezione dell’indossatore.
In questo caso infatti, i test di efficacia filtrante in uscita non sono sufficienti a dichiarare la conformità delle mascherine, che sono sottoposte anche a test di efficacia filtrante in entrata.
Per quanto riguarda le mascherine chirurgiche, la normativa europea EN 14683 classifica le mascherine in 4 categorie: I, IR, II e IIR, dove R sta per resistenza, nello specifico agli schizzi di liquidi e fluidi potenzialmente infetti.
In base invece all’efficacia di filtrazione batterica, quella del tipo I è superiore al 95%, mentre quella del tipo II supera il 98%.
In tema invece di dispositivi di protezione individuale, vige l’obbligo di rispettare gli standard sia in fase di espirazione, che soprattutto in fase di inspirazione.
La normativa europea che stabilisce i limiti entro i quali questi dispositivi sono considerati idonei é la EN 149/2001, la quale distingue tre diversi livelli di efficacia: FFP1, FFP2, FFP3.
Vediamo rapidamente in cosa differiscono:
- FFP1: filtri a bassa efficienza, usata principalmente come maschera antipolvere;
- FFP2: adatta al filtraggio di particelle fini anche tossiche e per proteggere da virus e influenze;
- FFP3: presenta il livello più elevato di protezione da sostanze solide o liquide, anche in caso di particelle radioattive o cancerogene.
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In conclusione.
Sebbene risulti difficoltoso utilizzare questi dispositivi per un lasso di tempo prolungato, è evidente che si rivelino indispensabili in molteplici circostanze.
La mascherina permette di lavorare in sicurezza in svariati settori, da quello sanitario a quello del bricolage, proteggendo chi la indossa dall’inalazione di particelle tossiche, cancerogene e radioattive o più semplicemente bloccando il contagio delle malattie, questione che mai come oggi ci sta a cuore.
L’importante è sceglierla bene, in base alle necessità, ma soprattutto conformemente alle normative vigenti.
Al fine di operare un acquisto consapevole, basta sincerarsi che sulla confezione siano indicati i parametri di conformità, oltre che il marchio CE.