Durante l’emergenza sanitaria scatenata dalla diffusione del nuovo Covid-19 abbiamo capito che le mascherine, se usate in modo corretto e in associazione a determinati comportamenti virtuosi, possono rappresentare una soluzione valida per limitare i rischi di contagio.
Tuttavia, abbiamo anche imparato che non tutte le mascherine sono uguali nel contrastare la trasmissione dei virus e che dobbiamo distinguere tra dispositivi medici e dispositivi di protezione individuali.
La classica mascherina antibatterica, molto utilizzata ad esempio in presenza dei bambini, può considerarsi efficaci anche contro i virus? Se sì, quali sono le tipologie migliori cui fare affidamento? Facciamo chiarezza al riguardo nei prossimi paragrafi.
Mascherine antibatteriche e modelli efficaci contro i virus
La situazione critica che stiamo vivendo negli ultimi mesi, in cui è fondamentale riuscire a salvaguardare la salute di ogni singolo individuo per contrastare la diffusione del Coronavirus, ci impone alcune doverose considerazioni.
Le mascherine batteriche sono oggetti piuttosto comuni, e vengono ad esempio utilizzate spesso dalle mamme per proteggere i loro figli piccoli. La maggior parte di queste mascherine, però, non sono né dispositivi medici e né dispositivi di protezione individuale.
Possono essere realizzate con materiale antibatterico idrorepellente, traspirante e dimostrare una certa resistenza. Essendo spesso prodotti in tessuto, colorati e dallo stile giocoso proprio perché pensato per i bambini e la vita di tutti i giorni, sono spesso lavabili e quindi riutilizzabili. Tuttavia, non possiedono alcuna capacità filtrante.
È quindi importante specificare che questi oggetti non sono fatti per proteggere dalla trasmissione dei virus.
Per trovare delle mascherine antibatteriche che siano anche antivirus (e quindi efficaci contro il Coronavirus) bisogna guardare ad altri modelli. Vediamo quali.
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Mascherine antibatteriche chirurgiche
Da alcuni mesi a questa parte, le mascherine chirurgiche sono diventate un oggetto fondamentale della nostra quotidianità. Un tempo eravamo abituati a vederle solo sul volto di medici e dentisti, oggi sono divenute obbligatorie per tutti nella stragrande maggioranza delle situazioni.
Si tratta di dispositivi medici che rispondono alla norma europea EN 14683 e che, per essere conformi, devono presentare il marchio CE.
Le mascherine chirurgiche sono composte da 3 o 4 strati di tessuto non tessuto e nascono per essere, appunto, impiegate in ambito sanitario. Servono a evitare che il medico o il dentista che visita o opera i pazienti possa trasmettere virus e batteri mediante microscopiche goccioline di saliva o altri fluidi biologici. Si tratta, quindi, di dispositivi pensati non per proteggere chi li indossa ma l’ambiente circostante.
Non possono essere definiti, quindi, dispositivi di protezione individuale. Oltretutto, queste mascherine non aderiscono perfettamente ai contorni del viso e lasciano quindi un certo spazio per il passaggio dell’aria (e dei microrganismi). Possono quindi rappresentare una protezione molto blanda nei confronti di particelle di dimensioni più grosse ma non possono garantire alcuna difesa nei confronti dei virus, che viaggiano in particelle di dimensioni infinitesimali.
Le mascherine chirurgiche si indossano facilmente fissando gli elastici alle orecchie o i lacci intorno alla testa e la loro durata, generalmente, è di poche ore. Dopo l’utilizzo vanno immediatamente gettate.
Pertanto, alla domanda se le mascherine antibatteriche chirurgiche sono efficaci anche contro i virus dobbiamo rispondere che, in questo caso, la protezione non è assicurata per tutti i motivi descritti in precedenza.
Mascherine antibatteriche FFP2 e FFP3
Se come mascherina antibatterica scegliamo una maschera filtrante il discorso cambia notevolmente.
Le maschere filtranti FFP2 e FFP3 sono, infatti, dispositivi di protezione individuale (DPI) pensate per proteggere le vie aeree di chi le indossa. La loro produzione e i loro standard qualitativi sono regolati dalla norma tecnica EN 149, che prevede requisiti molto rigorosi. Tale norma classifica le mascherine filtranti in FFP1, FFP2 e FFP3, a seconda della loro potenza filtrante.
Quelle adatte a contrastare la diffusione del Coronavirus sono le mascherine FFP2 e le mascherine FFP3: le prime arrivano a filtrare fino al 92% delle particelle nocive, compresi agenti patogeni e inquinanti, le FFP3 invece possiedono un’efficienza filtrante del 98%.
Entrambe queste tipologie di mascherine sono raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle altre autorità del settore per proteggere il personale sanitario nella lotta contro il Covid-19. Il loro utilizzo deve dipendere dal tipo di esposizione al virus e dal livello di contagio cui ci si sottopone.
Ovviamente, come nel caso delle mascherine antibatteriche chirurgiche, anche queste maschere vanno accompagnate a norme igieniche e di comportamento molto rigorose, altrimenti rischiano di non riuscire a garantire la protezione promessa.
Mascherine antibatteriche e utilizzo corretto
Ricordiamo che le mascherine antibatteriche di qualsiasi tipo sono efficaci solo se utilizzate nel modo giusto e accompagnate da determinate azioni.
Per cominciare, è fondamentale l’igiene delle mani: si tratta di una regola sempre valida che, nella lotta al Covid-19, ha assunto un’importanza ancora maggiore. Le mani vanno lavate strofinandole con estrema cura e usando acqua e sapone, oppure disinfettate con una soluzione idroalcolica o un gel igienizzante mani. Questa operazione va compiuta sempre prima di indossare una mascherina e dopo averla rimossa sul viso.
È inoltre importante non toccarsi il viso mentre indossiamo il dispositivo.
La mascherina non va mai conservata e destinata a un secondo utilizzo ma (a meno di specifiche particolari) va gettata immediatamente dopo la rimozione. Occorre poi rispettarne la durata, oltre la quale l’efficacia non è garantita.
Se la mascherina antibatterica appare sporca, bagnata o danneggiata non va mai indossata.
Infine, le autorità sanitarie ricordano di mantenere il più possibile la distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo dalle altre persone e di evitare il più possibile gli assembramenti.
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