Tra i settori che più si sono ritrovati in ginocchio a causa del lockdown delle scorse settimane c’è quello della ristorazione. Un ambito lavorativo che in Italia impiega, secondo l’Istat, circa 1,2 milioni di lavoratori. Di questi, nel periodo di chiusura totale, ben 1,1 milioni sono stati sospesi e solo 108 mila sono rimasti attivi. Molti ristoratori sono riusciti ad andare in qualche modo avanti attivando il servizio a domicilio e, successivamente, la possibilità dell’asporto.
Con l’inizio della fase 2 e le progressive riaperture, l’Inail e l’Istituto Superiore della Sanità hanno fornito le linee guida per fare in modo che il settore ripartisse in tutta sicurezza tenendo soprattutto conto di tutte le misure necessarie da prendere per limitare il più possibile la diffusione dei contagi da Covid-19.
Tra le linee guida, un posto d’onore è riservato all’utilizzo delle mascherine chirurgiche per preservare sia la salute degli impiegati e sia quella dei clienti che frequentano bar e ristoranti.
Mascherine chirurgiche e altre misure nel settore della ristorazione
Con la fase 2 della pandemia da Covid-19, l’uso delle mascherine chirurgiche è divenuto obbligatorio in qualsiasi ambiente (professionale e non) in cui non è possibile mantenere la distanza di almeno un metro dalle altre persone. A seconda del settore, poi, oltre alle mascherine è previsto l’impiego di altri dispositivi di protezione individuale (guanti, tute, ecc.).
Chi indossa le mascherine chirurgiche protegge gli altri da se stesso: questo tipo di mascherine, quindi, evita che le goccioline di saliva di chi potrebbe aver contratto il virus fuoriescano e contaminino l’ambiente circostante. Non sono in grado, però, di proteggere chi le indossa, in quanto non possiedono alcuna capacità filtrante.
Discorso diverso per le mascherine filtranti o DPI, che invece possiedono un filtro in grado di far da barriera a polveri, microrganismi inquinanti e patogeni anche molto piccoli, come i virus. Non a caso, questi DPI devono risultare conformi a una normativa molto precisa e rigorosa.
Inoltre, in virtù della loro efficacia, vengono impiegati nel settore medico sanitario così come in alcuni ambiti industriali che prevedono la lavorazione di sostanze inquinanti o altamente pericolose per la salute.
Rispetto a queste tipologie di maschere, quelle chirurgiche impiegate nel settore ristorativo offrono quindi una protezione piuttosto blanda.
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Chi deve indossare le mascherine chirurgiche nella ristorazione? Le linee guida dell’Inail
Le linee guida fornite dall’Inail per la sicurezza nel settore della ristorazione prevedono l’adozione di norme igieniche molto precise nonché l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale come, appunto, le mascherine. Le linee guida valgono sia per il personale addetto alla cucina, sia per gli addetti ai tavoli e al ricevimento dei clienti e sia per chi si occupa dell’amministrazione.
Il personale in cucina così come gli addetti ai tavoli devono indossare obbligatoriamente le mascherine chirurgiche per l’intero turno di lavoro e, se possibile, i guanti. Chi lavora alla cassa, oltre ad avere l’obbligo della mascherina, dovrebbe prevedere l’utilizzo di separatori di protezione in plexiglas.
Le altre misure di sicurezza previste dall’Inail riguardano, invece, la gestione della clientela. Ad esempio, per poter garantire la distanza di sicurezza, i tavoli dei ristoranti devono trovarsi a due metri l’uno dagli altri e devono rispettare il limite di capienza prestabilito.
Altre norme prevedono la ventilazione degli ambienti, l’utilizzo degli spazi esterni e il ricorso a menù monouso o a formati alternativi consultabili online o via app.
Consigli per l’utilizzo delle mascherine chirurgiche nella ristorazione
Quindi, nello specifico, come deve comportarsi chi lavora nella ristorazione durante la fase 2 (e probabilmente anche oltre)?
Innanzitutto, occorre diffidare dalla soluzioni fai da te: quindi, no a mascherine fatte in casa, in tessuto o carta e sì alle mascherine chirurgiche certificate e realizzate secondo le norme.
È bene tenere in considerazione la durata specifica delle mascherine e sostituirle non appena l’intervallo di tempo entro cui l’efficacia è garantita scade. A questo proposito, è opportuno sapere se si tratta di mascherine chirurgiche monouso (quindi usa e getta) o se possono essere riciclate per utilizzi successivi. L’indicazione che si tratti o meno di una mascherina riutilizzabile è presente sulla confezione.
Prima di indossare una mascherina occorre lavarsi con molta cura le mani usando acqua e sapone oppure un gel igienizzante mani. La mascherina va indossata coprendo naso e bocca e deve aderire perfettamente al volto.
Chiaramente, se risulta sporca, bagnata o danneggiata non va indossata.
Infine, al momento di rimuoverle dal viso, le mascherine chirurgiche vanno prese dagli elastici e gettate nella raccolta indifferenziata. Occorre poi lavare e igienizzare nuovamente le mani.
È importante ricordare che, se non utilizzati correttamente, questi dispositivi possono diventare controproducenti se non addirittura pericolosi per la salute del lavoratore e dei clienti del ristorante.
L’uso dei guanti
Nel campo della ristorazione è molto importante anche l’uso dei guanti. Questi possono prevenire la diffusione di virus e batteri ma, come nel caso delle mascherine, solo se utilizzati in modo adeguato.
A proposito dei guanti, l’Istituto Superiore della Sanità interviene con delle misure ricordando innanzitutto che l’uso di questi prodotti non deve assolutamente rimpiazzare la corretta igiene delle mani. Vanno poi gettati e sostituiti con un paio nuovo tutte le volte che risultano sporchi o danneggiati; inoltre, quando si indossano i guanti non bisogna mai toccarsi il viso.
Anche i guanti sono prodotti monouso: pertanto, come nel caso delle mascherine chirurgiche, vanno gettati subito dopo il primo utilizzo e mai riciclati.
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