La fase due, entrata in vigore nei primi giorni di maggio, ha reso ufficiale l’obbligo per la popolazione di indossare le mascherine per il contenimento della diffusione del Coronavirus.
In particolare, le mascherine vanno indossate nei luoghi chiusi (uffici, aziende, negozi, mezzi di trasporto e così via) e all’aperto, quando non è possibile rispettare la distanza sociale raccomandata dalle autorità sanitarie.
Le mascherine divenute obbligatorie sono quelle chirurgiche, ossia i dispositivi medici certificati dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 che impediscono l’eventuale fuoriuscita di virus e batteri dalle vie aeree del portatore. Si è parlato tanto anche delle cosiddette “mascherine di comunità”, ossia di prodotti lavabili, realizzati in casa e composti da più strati di materiali in grado di far da barriera per le vie aeree.
Questi modelli possono rappresentare una soluzione provvisoria e di fortuna in mancanza di altro, ma la loro efficacia non va confusa con quella delle mascherine chirurgiche e né, tantomeno, con quella dei DPI.
Vediamo quindi quali sono le principali caratteristiche delle mascherine chirurgiche e quali accortezze devono essere prese dai lavoratori che le utilizzano.
Mascherine chirurgiche: fase 2 e uso negli uffici
Secondo il documento ufficiale dell’Inail, le mascherine vanno indossate per limitare la diffusione del virus nei luoghi di lavoro. Il loro utilizzo è, pertanto, obbligatorio. Le principali attenzioni sono rivolte in particolar modo a tutte quelle situazioni in cui i lavoratori condividono degli spazi comuni. In questi casi, oltre alla mascherina e a un’adeguata sanificazione degli ambienti, è fondamentale anche mantenere il distanziamento sociale.
In particolare, vediamo come funzionano le mascherine chirurgiche e a quali norme devono attenersi i dipendenti in ufficio.
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Caratteristiche delle mascherine chirurgiche
Come già accennato, le mascherine chirurgiche sono comunemente utilizzate in ambito sanitario da medici e dentisti per proteggere da un’eventuale contaminazione i pazienti e gli ambienti sterili. Sono quindi pensate per fare da barriera alle goccioline di saliva ed evitare quindi che il portatore della maschera possa trasmettere i virus all’esterno.
Virus come i Coronavirus possono infatti essere diffusi tramite tosse e starnuti: in questi casi, le goccioline di saliva possono coprire fino ai quattro metri di distanza.
Le mascherine chirurgiche sono composte da tre o quattro strati di tessuto non tessuto (si tratta soprattutto di poliestere o polipropilene). La norma che ne regola la produzione, ossia la EN 14683, stabilisce anche i livelli di efficacia e di filtrazione batterica di questi prodotti. In base a questo, le mascherine si classificano in tipo I, tipo II, tipo IR e tipo IIR.
Se da un lato, le mascherine chirurgiche possiedono una capacità filtrante verso l’esterno quasi totale, dall’altro possono fornire solo una blanda protezione verso l’interno: chi intende proteggere se stesso dal rischio di contrarre un’infezione deve, pertanto, ricorrere ai dispositivi di protezione individuale (DPI).
Differenza tra mascherine chirurgiche e DPI
La principale differenza tra le mascherine chirurgiche e i DPI consiste quindi nel fatto che, mentre le prime proteggono l’ambiente circostante, i secondi proteggono invece chi li indossa.
Le maschere filtranti, o DPI, possiedono infatti una notevole capacità filtrante che permette loro di bloccare l’ingresso nelle vie aeree dell’individuo da parte di agenti patogeni e inquinanti di dimensioni molto piccole. In base alla loro efficacia, la normativa di riferimento classifica queste maschere in tre categorie: mascherine FFP1, mascherine FFP2 e FFP3. Le prime filtrano fino al 78% delle particelle nocive, le seconde fino al 92-95% e le mascherine FFP3, le più efficaci, fino al 98%. Non a caso, sono queste le mascherine indossate sia da chi lavora a contatto con materiali pericolosi come l’amianto e sia dal personale sanitario impegnato nei reparti Covid.
Accorgimenti per l’uso delle mascherine chirurgiche in ufficio
Le autorità sanitarie hanno molto insistito sin dall’inizio della pandemia: il solo uso della mascherina non è sufficiente a contenere la diffusione del virus. Occorre, infatti, fare propri determinati comportamenti e abitudini, fermo restando che bisogna anche utilizzare le mascherine chirurgiche in modo corretto, altrimenti potrebbero non apportare alcun beneficio.
Detto questo, quali sono gli accorgimenti da tener presente quando si lavora in ufficio? Ecco alcuni punti fondamentali da rispettare:
- Prima di indossare la mascherina, occorre lavare le mani con cura, strofinandone per circa 40 secondi l’intera superficie con acqua e sapone o con una soluzione idroalcolica (ad esempio un gel igenizzante mani).
- La mascherina va indossata prendendola dagli elastici e agganciandoli dietro le orecchie.
- Deve coprire mento, naso e bocca. Per fare in modo che aderisca bene al volto, occorre piegare il ferretto che si trova nella parte superiore della maschera sul profilo del naso.
- Durante l’utilizzo non bisogna toccare la mascherina o toccarsi il viso.
- Le mascherine chirurgiche sono monouso. La loro efficacia è garantita per circa 3 ore. Pertanto, per coprire un turno di lavoro di otto ore bisogna averne con sé almeno due.
- Non appoggiare la mascherina sulla scrivania, sulla tastiera del computer o su altre superfici non disinfettate e che potrebbero essere contaminate.
- Dopo aver rimosso il dispositivo dal viso occorre nuovamente lavare le mani con attenzione.
- Dopo l’uso, le mascherine chirurgiche non vanno riciclate ma immediatamente gettate nel contenitore della raccolta indifferenziata.
- Non indossare più maschere sovrapposte una sull’altra.
Infine, ricordiamo altre misure fondamentali per chi lavora in ufficio: innanzitutto, occorre evitare il più possibile gli assembramenti e fare in modo che le postazioni di lavoro degli impiegati siano a debita distanza l’una dall’altra. Bisogna poi ricordarsi di aprire spesso le finestre per far arieggiare i locali.
Il datore di lavoro deve, poi, mettere a disposizione dei propri dipendenti delle soluzioni disinfettanti per l’igiene delle mani e provvedere a un’adeguata e periodica sanificazione degli ambienti e delle superfici.
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