A seconda dei casi e delle situazioni, medici, infermieri e operatori sanitari possono indossare le mascherine chirurgiche (dispositivi medici) oppure le maschere filtranti (dette anche maschere respiratorie o dispositivi di protezione individuale).
Il grado di protezione offerto da queste due categorie di strumenti è molto diverso: si va dalle prevenzione del contagio tramite liquidi biologici (come la saliva) alla prevenzione del contagio via aerosol, quindi tramite particelle molto sottili presenti nell’aria.
Pertanto, mascherine chirurgiche e maschere filtranti assolvono a funzioni molto diverse e devono anche sottostare a diverse normative. In questo articolo, approfondiamo le differenze tra le varie tipologie di mascherine mediche e scopriamo quali sono quelle più adatte contro il Coronavirus.
Come scegliere le mascherine mediche
I criteri che spingono a preferire una certa tipologia di mascherine mediche a un’altra sono diversi.
Tali criteri riguardano fattori come:
- L’eventuale grado di esposizione a pazienti contagiosi e infetti da virus gravi
- La funzione che tali dispositivi devono avere (in alcuni casi va protetto chi le indossa, in altri casi vanno protetti gli altri)
- La durata effettiva della protezione che offrono
- Il livello di comfort che possono garantire a chi deve indossarle per diverse ore.
Vediamo cosa cambia tra le due categorie di mascherine mediche che abbiamo individuato all’inizio dell’articolo.
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Mascherine chirurgiche
Quelle chirurgiche sono mascherine mediche molto più semplici rispetto ai dispositivi di protezione individuale.
La loro norma di riferimento è la UNI EN 14683:2019 + AC:2019 che ne stabilisce i requisiti di costruzione, prestazione e i test di prova che devono sostenere. Tali maschere devono proteggere il paziente del medico, o del dentista, da eventuali goccioline di saliva contenenti agenti infettivi. Pertanto, le mascherine chirurgiche proteggono solo il paziente, ma non il medico che le indossa.
Chiaramente, le stesse mascherine possono essere usate da chiunque: nel caso della pandemia da Covid-19, chiunque le indossi, che si tratti di persone positive ma asintomatiche o di persone infette, eviterà di trasmettere il virus agli altri.
Per funzionare correttamente, queste mascherine devono aderire del tutto al viso e coprire naso e bocca. Il loro utilizzo va accompagnato a precise norme igieniche: prima di indossarle e dopo averle rimosse occorre, infatti, lavarsi con cura le mani.
Infine, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mascherine monouso che non prevedono utilizzi successivi al primo.
Dispositivi di protezione individuali
Il secondo gruppo di mascherine mediche serve a proteggere il personale sanitario che le indossa dall’inalazione di polveri, fumi, agenti patogeni e altre particelle dannose per la salute. Sono quindi i dispositivi più indicati per proteggere medici e infermieri dal contatto con i virus.
Queste mascherine sono costituite in parte o totalmente da materiale filtrante e, quando indossate, devono coprire naso, bocca e mento.
La normativa alla quale devono rispondere è la UNI EN 149 che ne stabilisce i requisiti minimi affinchè possano ritenersi efficaci.
A seconda della loro capacità filtrante e della perdita totale verso l’interno, queste maschere si dividono in tre gruppi: FFP1, FFP2 e FFP3 (la sigla FFP sta per “filtering face piece). Le FFP1 hanno una potenza filtrante del 78%, le FFP2 del 95% e le FFP3 del 98%.
In alcuni casi, queste mascherine mediche possiedono una valvola di espirazione che facilita la respirazione. Permettendo la fuoriuscita del fiato, tale valvola, se da un lato migliora il comfort di chi le indossa perché permette di non creare umidità all’interno della maschera ed evita l’appannamento degli occhiali, dall’altro lato può diventare pericolosa se indossata da una persona infetta.
Come le mascherine chirurgiche, anche la maggior parte dei dispositivi di protezione individuali sono monouso e non possono essere riutilizzati. A tal proposito, per non comprometterne l’efficacia si raccomanda di attenersi attentamente alle istruzioni dell’azienda produttrice.
Quali mascherine mediche usare contro il Coronavirus?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito diverse indicazioni su un utilizzo razionale dei dispositivi di protezione individuali da adottare durante l’emergenza da Covid-19. Questi vanno infatti destinati in primo luogo al personale medico sanitario che combatte il virus in prima linea.
In particolare, le mascherine FFP2 vanno utilizzate da chi è esposto a un rischio di contagio medio basso, quindi dal personale sanitario che assiste pazienti positivi o potenziali tali.
Le mascherine FFP3, invece, sono adatte a situazioni ad alto rischio di contagio, pertanto vanno indossate dal personale che si occupa di pazienti infetti o potenziali tali.
In questi casi, medici e infermieri sono tenuti a indossare non solo le mascherine ma anche altri dispositivi di protezione come guanti, tute, camici, scarpe da lavoro e visiere.
Indicazioni simili a quelle dell’OMS vengono date anche dal Ministero della Salute, il quale specifica di ricorrere alla mascherina solo se si ha il sospetto di essere infetti o di assistere persone infette.
Di recente, però, la scoperta che le goccioline di saliva emesse da un colpo di tosse o da uno starnuto possano rimanere sospese nell’aria per ore e percorrere diversi metri di distanza ha rimesso in discussione le cose.
Per contrastare la diffusione del virus e ridurre il rischio di contagio è bene quindi che non sia solo il personale sanitario a portare una mascherina medica. Ci sono infatti alcune situazioni quotidiane in cui è bene che tutti la indossino: ad esempio, quando si va a fare la spesa.
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