Con l’aiuto delle statistiche, ecco una pratica guida per scoprire quale modello è più efficace in ogni contesto
Con il nuovo decreto approvato il 23 Dicembre 2021 dal governo Draghi sono state introdotte delle novità riguardo un oggetto che negli ultimi due anni è diventato di uso comune: la mascherina.
Infatti il decreto prevede l’obbligatorietà dell’uso di mascherine FFP2 per l’accesso ai mezzi di trasporto, alle manifestazioni sportive, ai cinema, ai teatri.
Questa notizia riporta alla luce un interrogativo mai del tutto risolto: quanto sono efficaci le mascherine?
Sono diverse tra loro o l’una vale l’altra?
Premettiamo che la valutazione della loro efficacia è complicata per via delle varianti che possiamo incontrare, come ad esempio la qualità dell’aria dell’ambiente in cui siamo, il tempo in cui siamo esposti a un soggetto infetto, la sua carica virale, ed altre.
Perdipiù non esiste una soglia certa di particelle virali da respirare per innescare un contagio.
Detto ciò, partiamo rispondendo alla domanda più ovvia: sì, sono diverse tra loro in termini di efficacia, e in questo articolo andremo a scoprirlo.
Mascherine in tessuto: è meglio usarle in contesti a basso rischio. Ma attenzione a quale scegli
Sotto la definizione ‘mascherine di comunità’ dimora una grande varietà di prodotti distribuiti da tante aziende diverse, o addirittura realizzati con metodi fai-da-te.
Quello che le accomuna non è tanto quello che sono, quanto quello che non sono.
Spieghiamoci meglio: le mascherine di comunità sono soluzioni in tessuto, e per il Ministero della Salute non sono dispositivi medici né dispositivi di protezione individuale.
Devono comunque rispettare dei criteri strutturali, come la presenza di più strati e non devono essere realizzate in materiali tossici o irritanti.
Uno dei loro vantaggi risiede nell’essere lavabili e quindi riutilizzabili, ma ribadiamo che l’utilizzo di queste mascherine protettive deve limitarsi ai contesti quotidiani a basso rischio.
Infatti, secondo un articolo dell’accademico statunitense Joseph G. Allen pubblicato sul Washington Post, le mascherine in tessuto in media trattengono il 50% delle particelle più piccole (aerosol) che produciamo quando respiriamo o parliamo. In entrata garantiscono una protezione efficiente solo contro le particelle più grandi, e non verso gli aerosol.
Inoltre requisito fondamentale per arrivare a queste percentuali è il fatto che la mascherina aderisca bene al viso e che sia realizzata con tessuti multistrato che ne aumentano il potere filtrante.
Se quindi vi trovate in contesti ad alto rischio o peggio, se avete un’infezione respiratoria, il consiglio è quello di utilizzare prodotti più performanti.
Esiste però un accorgimento per aumentare il potere filtrante di queste mascherine, e cioè utilizzare la doppia maschera: si può sovrapporre a una maschera in tessuto una chirurgica, soluzione non sempre praticissima ma che spesso ti sarà capitato di vedere nella vita di tutti i giorni.
‘Ma quali mascherine in tessuto utilizzare, se dovessi sceglierne una?’
Innanzitutto sconsigliamo il fai-da-te: è sempre preferibile un rivenditore specializzato, i cui prodotti siano realizzati a regola d’arte e con materiali made in Italy. Insomma, è meglio non improvvisare in un campo così delicato e lasciare fare ai professionisti.
E se è la professionalità che cerchi, sul nostro store online Maskhaze.it troverai una selezione di prodotti di qualità e in tessuto idrorepellente, per le tue esigenze quotidiane di protezione e comodità.
Leggi anche: Dispositivo medico di classe 1 e mascherine: tutto quello che c’è da sapere
Le mascherine chirurgiche: quanto sono efficaci i dispositivi medici?
Sono tra le più usate in assoluto: per accorgertene ti basterà fare un giro in strada o entrare nel bar più vicino.
Da ormai due anni le mascherine chirurgiche hanno smesso di essere confinate nelle corsie degli ospedali e si sono presentate al grande pubblico come un alleato contro la trasmissione del virus.
Appartengono ai dispositivi medici di classe 1, e per essere commercializzate devono rispettare una serie di requisiti essenziali di salute e sicurezza, come previsto dalle normative comunitarie di riferimento.
Dopo i controlli da parte di un Organismo Notificato ottengono anche la marcatura CE, che le certifica come dispositivo medico a tutti gli effetti e fornisce forti garanzie sull’affidabilità del prodotto.
Sebbene queste mascherine siano diffusissime per via del prezzo contenuto e dei loro standard di qualità, non sono il modello che offre la protezione maggiore.
Con la loro struttura a soffietto questi prodotti filtrano il 95% degli agenti patogeni in uscita dalle nostre vie respiratorie.
Questi numeri si abbassano drasticamente se si parla delle particelle in entrata: le mascherine chirurgiche calano al 20% di efficacia.
Il limite per l’utilizzatore è proprio questo: sono soluzioni che proteggono chi ti sta intorno, ma non proteggono te da possibili infezioni.
Una situazione in cui le mascherine chirurgiche funzionano efficacemente è quella in cui tutti i presenti le utilizzano, ma in termini assoluti non sono lo strumento che offre più garanzie di sicurezza.
Le mascherine FFP2 sono il metodo migliore per proteggere allo stesso tempo te e chi ti sta intorno
Dopo avere esaminato i dispositivi medici, prendiamo in analisi l’altra categoria che viene spesso nominata in questi tempi di Coronavirus: i dispositivi di protezione individuale (DPI).
Anche sotto questa definizione troviamo delle mascherine antivirus, più precisamente quelle ad alta protezione denominate ‘filtering face piece’, o meglio note con l’acronimo FFP.
Sono monouso come le chirurgiche, ma in più rispetto a queste ultime hanno un design ergonomico che aderisce perfettamente al volto di chi le indossa.
Questi dispositivi bloccano dal 92 al 95% degli agenti patogeni sia in entrata che in uscita: sono quindi ottimali per proteggere sé stessi e gli altri, e infatti sono impiegate grandemente in contesti ad alto rischio.
Per esempio, le indossano medici e infermieri nei reparti ospedalieri in cui sono ricoverati i malati di Covid.
Le mascherine FFP sono ulteriormente suddivise nelle classi di protezione FFP2 e FFP3 a seconda del loro potere filtrante.
Le FFP2 lasciano passare solo il 6% del flusso di aerosol disperso in aria, mentre questo valore si abbassa al 3% nel caso di una mascherina FFP3.
La loro efficacia è stata comprovata da vari studi, come quello della rivista Jama Medicine che metteva a confronto le capacità di filtraggio di varie tipologie di mascherine: le FFP2 e 3 hanno ottenuto il valore più alto, col 98,4%.
Sono però preferibili le versioni senza valvola: quelle che ce l’hanno proteggono solo l’indossatore e non le altre persone.
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Utilità delle mascherine: in conclusione
In questo articolo abbiamo analizzato in termini numerici la capacità protettiva dei vari tipi di mascherine, in modo da poter meglio adattare ciascuna varietà al suo contesto.
Le mascherine antivirus in tessuto sono indicate per ambienti a basso rischio: infatti il loro potere filtrante, sia in entrata che in uscita, non è dei migliori. È consigliabile utilizzarle in situazioni quotidiane nelle quali c’è poca probabilità di esporsi ad agenti patogeni.
La mascherine chirurgiche invece sono dei dispositivi medici usati più per proteggere gli altri che sé stessi: bloccano il 95% delle particelle in uscita, ma solo il 20% di quelle in entrata. Sono quindi molto efficaci in un contesto in cui tutti le utilizzano.
Se invece la tua priorità è una protezione completa, il nostro consiglio è una mascherina FFP2 (o le equivalenti KN95): il loro potere filtrante del 95% circa rende questi prodotti ottimi per un utilizzo negli ambienti più a rischio della quotidianità.
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Ti aspettiamo!