Con l’avvento della pandemia da Coronavirus, abbiamo assistito ad un’impennata notevole della vendita di vari dispositivi per il controllo dei contagi, quali mascherine e tamponi nasali.
Questo aumento esponenziale della domanda di tale genere di beni, ha costretto il mercato ad adeguarsi alle nuove esigenze mondiali, scontrandosi con diverse problematiche.
Diversi venditori, tra i quali anche portali e-commerce come Wish, hanno adeguato la loro offerta in base a queste nuove condizioni.
Ma fino a che punto sono state rispettate le condizioni di conformità di mascherine e kit di autodiagnosi?
Vediamolo insieme.
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Mascherine acquistate su Wish: sono omologate?
Le campagne pubblicitarie, come spesso accade, si sono mosse al fine di incontrare le esigenze dei compratori, soprattutto per quanto riguarda la disperata ricerca di mascherine chirurgiche e non.
Per diverse settimane infatti, il reperimento di tali dispositivi si è rivelato molto difficoltoso.
Il nuovo volume di utenti ha messo in difficoltà produttori e venditori, che non erano affatto pronti ad affrontare un’epidemia di portata mondiale.
Il caso specifico di Wish, ha visto l’applicazione di diciture descrittive pensate ad hoc per cavalcare l’onda di paura e confusione che stava travolgendo la popolazione.
Ma definire un prodotto come specifico per il contrasto di un’epidemia mondiale, richiede il rispetto di determinati parametri non negoziabili.
Stando alle dichiarazioni dell’Antitrust, responsabile tra altre cose della tutela del consumatore, Wish ha deliberatamente attribuito ai suoi prodotti caratteri di conformità che, in sostanza, non sono certificati.
In termini legali, stiamo parlando di reato di truffa a tutti gli effetti.
A questo proposito, l’Antitrust sta procedendo con delle indagini atte a verificare le caratteristiche tecniche delle mascherine acquistabili sul sito e l’effettiva efficacia che queste possano avere nella prevenzione dei contagi.
Ma sempre secondo l’antitrust le false dichiarazioni di Wish tuttavia non finiscono qui.
La pubblicità ingannevole vede coinvolti anche gli ormai celeberrimi kit di autodiagnosi.
E per quanto riguarda i tamponi? Wish dice le cose come stanno?
Come anticipato, sulla famosa piattaforma e-commerce è possibile acquistare anche gli ormai indispensabili kit di autodiagnosi. I tamponi rapidi, per intenderci.
Per quanto riguarda la loro sponsorizzazione, vediamo anche in questo caso un cavalcare l’onda della necessità in modo a dir poco discutibile.
La descrizione infatti, li presenta come dispositivi in grado di analizzare la presenza o assenza di anticorpi nel sangue.
La comunità scientifica, però, non è dello stesso avviso. L’attendibilità di questi test è infatti discutibile e la diffusione di tali informazioni rischia di fomentare comportamenti sbagliati, che, sulla base di informazioni prive di fondamento, potrebbero favorire i contagi.
La speculazione messa in atto da Wish è confermata inoltre dall’aumento contestuale del prezzo di mascherine e kit, che danneggiano non solo il consumatore, ma anche le aziende concorrenti.
Tali politiche infatti, contribuiscono a boicottare la ripresa economica di aziende nazionali che offrono gli stessi prodotti, rispettando però gli standard di conformità.
Un dettaglio non trascurabile, dato l’utilizzo che ne facciamo.
Cerchiamo ora di capire come verificare che le mascherine abbiano superato i test qualitativi necessari ad ottenere l’omologazione.
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Come capire se le mascherine rispettano gli standard di conformità?
Le mascherine svolgono una funzione fondamentale in materia di prevenzione e controllo dei contagi.
Definite più in generale come dispositivi medici, queste non possono prescindere dal rispettare le norme che ne delineano le caratteristiche.
Nel caso delle chirurgiche, le normative vigenti sono due:
- la Direttiva CEE 93/42 vigente negli stati europei, che determina i criteri di progettazione e realizzazione dei dispositivi medici;
- la norma UNI EN 14683:2019, che ne delinea le prestazioni minime in termini di efficacia filtrante e respirabilità.
Le mascherine chirurgiche potranno essere considerate a norma, solo se avranno rispettato i requisiti imposti da entrambe le norme appena citate.
Per quanto riguarda le mascherine filtranti facciali, anche dette FFP2 e FFP3, il discorso è analogo.
Questo tipo di mascherine presenta caratteristiche e standard differenti rispetto a quelli applicabili alle chirurgiche.
A differenza di quest’ultime infatti, le FFP2 e FFP3 non sono classificate dalla norma giuridica come semplici dispositivi medici. Fanno parte invece dei cosiddetti dispositivi di protezione individuale (DPI) e, in quanto tali, devono possedere requisiti particolari.
La normativa che regola questo genere di prodotti è la EN 149:2001+A1:2009 in materia di apparecchi di protezione delle vie respiratorie e semimaschere filtranti contro particelle e ne stabilisce i requisiti di prestazione.
Per assicurarsi quindi della conformità delle mascherine, siano queste chirurgiche o di protezione individuale, basterà verificare che le sigle siano correttamente apposte alle confezioni.
Wish e mascherine in conclusione…
La situazione mondiale che siamo stati chiamati ad affrontare, ha posto nuove problematiche nella vita di tutti i giorni.
È ormai da più di due anni che il mondo intero sta provando a difendersi dalla pandemia da Sars-cov-2 e per farlo è fondamentale poter disporre di adeguati dispositivi di protezione.
In questo contesto, nuovo e a tratti spaventoso, non hanno tardato a verificarsi spiacevoli episodi, volti ad approfittare della paura e della necessità delle persone.
Il caso di Wish, la nota piattaforma di e-commerce, ne è un ottimo esempio.
Spacciare prodotti non certificati come dispositivi ufficiali di protezione costituisce una minaccia alla salute pubblica e ostacola inoltre la ripresa economica di aziende nazionali che hanno invece a cuore il rispetto del consumatore.
Le nostre mascherine garantiscono infatti l’osservanza di tutte le norme in materia di dispositivi di protezione.